DAL 19 DICEMBRE AL 6 GENNAIO A VILLA BRAGHIERI ESPOSTE LE SUE ULTIME OPERE

“BÊTE COMME UN PEINTRE” (STUPIDO COME UN PITTORE)
La  mostra di Goldoni dedicata a Fugazza

Dal 10 dicembre al 6 gennaio a Castel San Giovanni, nella ritrovata Villa Braghieri, con il patrocinio della Provincia di Piacenza  e del Comune di Castel San Giovanni, si terrà l’esposizione delle ultime opere pittoriche di Roberto Goldoni, curata da Francesco Libé e organizzata da Paola Torretta (“Zeroarte”).
“Bête comme un peintre”, stupido come un pittore. Perché questo titolo per la mostra?
“E’ una celebre frase di Duchamp. E’ una critica al luogo comune del pittore visto come colui che realizza un quadro solo materialmente, senza l’utilizzo dell’intelletto”.
Perché non è così?
“Dal mio punto di vista, l’opera nasce nella mente del pittore. Viene meditata, sviluppata e in seguito realizzata. E’ per questo motivo che la mostra di Castelsangiovanni nasce da anni di lavoro e studio, legati alla percezione delle immagini”.
Quali sono stati i suoi riferimenti più importanti?
“Sicuramente Wilhelm Sasnal, Gerard Richter e Luc Tuymans”.
Un percorso che parte da lontano, dai suoi studi all’Accademia di Brera, conclusa con una tesi su Burri, uno dei padri dell’arte informale.
“Sì, ho compiuto degli studi molto approfonditi su Burri, che si sono conclusi con la conoscenza del maestro. Purtroppo erano gli ultimi anni della sua vita, era già ammalato di un enfisema polmonare. Considero questo incontro uno dei più importanti della mia vita, dal punto di vista umano e dal punto di vista professionale. Da lui ho imparato a non avere paura e sperimentare nuove strade pur rimanendo sempre dentro i confini della pittura”.
Nel testo del catalogo della mostra Libé sostiene che in questi ultimi anni lei ha affrontato un notevole cambiamento. Ci si ritrova?
“Sì, da un’indagine pur analitica degli oggetti del mondo della moda come le scarpe o gli occhiali sono giunto a una ricerca diversa”.
Quale?
“L’acqua dei fiumi, dei ruscelli, dei laghi, non in senso ecologista, ma come presenza costante nella vita della terra. L’acqua come forza germinale. Dentro l’acqua troviamo sedimenti, vita, tutto ciò che l’occhio non può osservare ma che la mente conosce”.
Oltre a dipingere lei è anche insegnante. Come riesce a conciliare le due attività?
“Insegnare oggi vuol dire lavorare in prima linea, conoscere la vita in tutti gli aspetti della sua contemporaneità. Tutto ciò mi è di grande stimolo per la mia attività pittorica. Cerco sempre di trasmettere ai miei allievi la forza positiva della creazione artistica. Il linguaggio universale dell’arte, credo possa avvicinare ragazzi con culture diverse, con disagio, o con disturbi d’apprendimento”.
Tra tanto lavoro ha un po’ di tempo libero?
“Sì, ho due grandi passioni, la corsa e la moto. Due attività molto differenti che mi danno la possibilità di isolarmi e anticipare il momento creativo”.
La mostra è dedicata a Stefano Fugazza, perché?
“Stefano Fugazza ha sempre seguito il mio percorso pittorico. Il più bel ricordo che ho di lui è la sua presentazione alla mia ultima personale nel 2006 a Piacenza. Le sue parole in quell’occasione mi hanno colpito profondamente perché avevano colto, a mio parere, in profondità, l’essenza della mia pittura”.

Lucio Bertoli