Giovani anime in fuga dal vuoto – A Palazzo Farnese i volti di Roberto Goldoni

Da Libertà  luglio 1999
Giovani. Tanti  giovani. Che ad uno ad uno escono da sipari di colori. Guance, labbra ferite da sferzate a tinte accese. Sbavature rompono il confine tra il loro corpo e lo sfondo piatto e netto che sembra volerli inghiottire. Per ogni volto una storia, un emozione (o il gelo di una non-emozione), un ghigno che cattura. Ti fissano dritto in faccia oppure pretendono, distratti, attenzione. E già questo potrebbe bastare a stimolare disturbo…Ma dietro c’è di più, concretamente scolpito nello spessore della materia pittorica, qualcosa che sedimenta dall’interessante evoluzione artistica attraversata da Roberto Goldoni, giovane pittore piacentino che proviene da esperienze dell’informale e approda ora ai ritratti ora esposti nelle sale della Cittadella Viscontea di Palazzo Farnese (una mostra decisamente da non perdere, e dunque da pigliare al volo, visto che sta per chiudere: inaugurata il 13  luglio scorso rimarrà aperta ancora fino a domenica sera)
Goldoni 28 anni, si è formato all’Accademia di Belle Arti di Brera (tesi su Alberto Burri). Ha esposto alla Galleria la Spirale di Milano, alla Spirale di Pordenone, alla Galleria Decidue Arte di Milano, alla Villa Litta  Carini di Orio Litta , all’Arengario di Monza. E, nella nostra provincia, nel comune dove vive, Castelsangiovanni: partecipando ad una collettiva nel ’95 e con una personale nel ’97 che aveva come filone conduttore il tema delle finestre. <<Allora – spiega Goldoni – volevo esprimere un vissuto guardato dal di fuori. Oggi sono qui a rappresentare il conosciuto, quel che io percepisco di persone mie amiche>>. E in effetti quei volti attraversati da vortici cromatici sono volti amici, di amici reali di Roberto.
Ci avviciniamo a loro gradualmente “ripassando” rapidi quel percorso artistico, partito dall’iter tradizionalista che accademia richiede, con ritratti e riferimenti architettonici presto infranti dall’irruenza di un sentire a tinte forti, che scombina le linee e sfocia nell’informale.
Poi da quei grovigli  a tecnica mista su tavole, da quelle parabole di pennellate ecco affiorare via via  i personaggi, a brandelli, appena accennati, capovolti, ripetuti, nella velocità sfocata del movimento, poi sempre più nitidi, fino ad emergere sospesi nel vuoto. <<E’ qui – avverte l’autore – che è entrata in gioco anche la tecnica fotografica. Ora lavoro con la fotografia. Per ogni persona che mi interessa scatto anche cinquanta, sessanta foto>>. I suoi volti amici sono tutti volti giovani. Volti che raccontano, dicevamo, o che trasmettono emozioni (o un gelo disarmante).
Che cosa vede l’artista in quegli occhi che ripete sulla tela? Inesprimibili a parole, questi scorci di vissuto contemporaneo, vanno guardati come << manifesto della generazione di oggi>>, <<…di gente che rimane a guardare…>>.
La tecnica è quella dell’olio su tela per i personaggi, mentre per lo sfondo (a prepotente tinta unica, di gialli sparati, rossi, arancioni, blu, verdi choc) Goldoni ricorre allo smalto, << In questo modo, voglio isolare le figure, farle emergere dal vuoto >>. Ma spesso e volentieri il colore di sfondo avanza fino ad avviluppare e coprire come un pesante velo parti già disegnate dei personaggi. Al fine, a galla, ecco salvarsi l’essenziale.

Tiziana Pisati