ALLA CASA DELL’ARTE AL TEATRO
Da un lato l’astratto e l’informale, il concretizzarsi del pigmento sulla tavola in scintillanti lingue di colore, dall’altro i ritmi psichedelici di una visione alterata e distorta dal rifrangersi delle immagini e della radiazione solare sulle superfici a specchio di lenti, vetrine e vetrate.
Sono le due facce antitetiche e divergenti, che connotano la poetica espressiva del castellano Roberto Goldoni, autentico “Giano bifronte” della tavolozza in mostra sino al prossimo 9 luglio alla Casa dell’Arte al Teatro di via Verdi 42.
Soggetti e stili differenti, dicevamo, che vanno di pari passo con l’eclettismo della tecnica pittorica di volta in volta adottata dall’artista: analizzando i grandi pannelli decorativi e policromi esposti nella terza sala del percorso espositivo, la stesura gestuale, quasi violenta della pellicola pittorica denota un’ urgenza espressiva intensa ed esuberante, seppur non omologabile alla lezione pollockiana dell’action painting, dal momento che l’autore giunge all’astrazione della forma solo al termine di un attento e reiterato studio di scomposizione del dato reale, in questo caso semplici calzature. Al contrario, le enormi tele che accolgono il visitatore all’ingresso della galleria e ancora nella prima sala denotano l’esistenza di precedenti lavori fotografici,dai quali trarre spunto per ricreare suggestivi giochi di rifrazione del raggio luminoso. Le vetrine milanesi, osservate le lenti di una pesante montatura bianca (gli stessi occhiali indossati dall’autore), restituiscono scene di vita urbana deformate da questo continuo e reciproco riflettersi di superfici. Ascrivibile all’ultima fase creativa dell’artista, la peculiarità di questi recentissimi lavori sta, come accennato in apertura, in un rinnovato uso dell’olio su tela, in cui l’impiego del colore, caratterizzato da una pigmentazione opaca e granulosa, pare contemplare unicamente le gamme del verde scuro, declinato in infinite tonalità, e le gradazioni cromatiche che dal viola conducono al lilla.
Le opere ospitate dall’ultima saletta infine, di minore formato e se vogliamo dal gusto più calligrafico, mostrano una certa consonanza all’assunto decorativo e bidimensionale di Matisse..Nato a Mantova nel 1971, ma residente a Cstel San Giovanni, ove attualmente vive e lavora, Goldoni è atista di solida formazione accademica, come rilevano i regolari studi compiuti a Brera; iscritto al Gap, l’archivio dei giovani artisti piacentini, ha partecipato alle collettive allestite in questi anni dall’associazione.
Di Alessandra Gregori